Anche in Italia abbiamo la nostra scena jazz basata su nuove realtà, fresca e importante, fatta di nomi e collettivi che da un paio d’anni girano parecchio forte. A Beat to be sapete quanto gli è cara questa nuova generazione di musicisti e quanto nutre rispetto per chi fuori dal conservatorio si lancia in una vera e propria sfida quotidiana nel mondo della musica, considerando che il genere al momento gode di ottima salute ma rimane pur sempre una piccola bolla. Tra questi interpreti c’è il contrabbassista Alberto Brutti con il suo progetto di jazz contemporaneo KARU fresco del suo album An Imaginary Journey su Beat Machine Records, label milanese che resta costantemente sui nostri radar. KARU si imbarca in un viaggio psichedelico che attraversa i territori inesplorati della composizione jazz: Alberto orchestra con abilità passaggi di basso densi e profondi, vivacizzati da beat di sax scintillante, percussioni dal timbro suggestivo e melodie che ci accompagnano nell’album creando un’atmosfera spirituale in cui l’ascoltatore stesso sperimenta molteplici culture attraverso canti, rituali e la forza dell’immaginazione. Insieme alla sua band e ai synth di Matteo Castiglioni nascono le sei tracce di An Imaginary Journey disponibili anche su vinile che potete acquistare QUI, noi nel frattempo abbiamo raggiunto Alberto per un intervista e soddisfare la nostra e la vostra curiosità.