Questa volta si parla di un album solista, in cui un unico musicista espande i propri limiti canonici, ben oltre quelli comunemente riconosciuti. Il protagonista è un batterista versatile ed enormemente abile, che nella sua carriera ha partecipato ad una quantità spropositata di dischi, suonando dal rock più duro con gli Scorpions, al jazz più contaminato con i Passport, fino alle varie partecipazioni pop, da Freddy Mercury, ai Boney M, e Nina Hagen, agli italiani Al Bano, Ricchi e Poveri e Skiantos… Parliamo del tedesco Curt Cress, classe 1952, e del suo album solista ‘Avanti’ datato 1984.
Questo è il componimento artistico che tutti i batteristi sognano, e cioè una specie di showcase di tutte le personali doti e ritmiche mutanti, con l’utilizzo del paradiso di percussioni ed effetti che un umano ha disposizione: drum machines, tamburi di ogni civiltà terrestre, gong, timbales, piatti e toms di tutte le dimensioni, delays e flanger, riverberi… Naturalmente le infinite possibilità di creare un prodotto per soli addetti ai lavori, o di world music, vengono qui, al contrario, veicolate su un opera musicale eclettica, molto personale, a tutt’oggi ancora interessantissima. Si va dal jazz rock, all’electro, alla new age, al synth pop ed al funk, nell’arco di otto densissimi brani ultra ritmici, che già contengono i germi della musica che seguirà nei restanti trent’anni e passa, per arrivare ai nostri tempi.
Apre l’ellepi ‘Moon Walk’, un brano di atmosfera, quanto cosmico, con la batteria che fluttua decisa su tappeti ambient, colpendo duro con delay strettissimi, ed effetti elettronici minimali…brano magnifico. Quello successivo è un funk anomalo, ‘The Indian Call’, quasi electro, con drum intro che sembra cantare il tema tramite percussioni, per poi aprirsi in tutto il fragoroso groove, quando il basso slap di John Davis travolge chiunque. Le dinamiche dei due musicisti si inseguono, allontanandosi e ravvicinandosi, portando lo sviluppo della traccia su chiari e scuri, ritorni di tema, effetti di tamburi elettronici, ed una funkyness da primo premio. ‘Hawaiian Punch’ riporta la calma all’ascoltatore, facendolo immergere in sonorità ambient e new age, grazie ai ritmi dilatati, profondi, aiutati nella rarefazione con delay a nastro. Il titolo è evocativo, quanto la sua musica, tale da generare visualizzazioni notturne, afose spiagge tropicali deserte e paradisi dimenticati. L’ultima traccia della facciata principale, ‘The Screamer’, vede Curt Cress fraseggiare su ritmo terzinato, avvalendosi di batteria fortemente riverberata, tamburi sintetizzati, proto campionamenti vocali e campane melodiche.
‘Sundance’ apre il lato B, e ci trasporta dal 1984 al 2020: composizione che potrebbe essere inserita nell’attuale scena etnica balearica, vicina alla no-disco, ma anche all’house più ricercata. Un tema a cassa dritta, che si palesa sulle note di marimba, ma sorretto dalla compattezza cadenzata del nostro grandioso batterista. Ancora un brano per le piste odierne, con il successivo ‘Power Vein’. Solo ritmo, questa volta, nessun orpello melodico, o di atmosfera: groove suonato tra centinaia di sfumature ed accenti, puntellato da un potentissimo fattore dance ed acciaccature elettroniche. Ecco ‘Flying High’, e si entra nel campo del synth pop, anche un pelo new wave, ma sempre profondamente sottolineato da percussioni electro suonate, che sostengono i quattro minuti di durata, rendendo più aperta l’esposizione del tema minimalista. Chiude l’album, la classica traccia da drummer solista d’estrazione jazz, che si diverte a viaggiare sulle poliritmie a tempo aperto, dando sfoggio delle sue enormi qualità di musicista senza barriere. Ovviamente ‘Avanti’ è un album molto consigliato, sia per gli amanti del genere balearico, come di quello più elettronico sperimentale, o come pura e semplice fonte di campionamento