Batteria elettroniche, ritmiche bossa nova e armonie jazz scure ma sognanti, con queste sonorità non è un caso che “Labirinti” trovi il suo posto nel catalogo di IRMA Records. Sei brani dove i Milano Shanghai alternano ritmiche serrate e accordi jazz, atmosfere dream e ambientazioni cupe, un EP d’esordio che riassume un lavoro collettivo variegato deciso a portar sulla scena il primo capitolo di una nuova realtà underground. Abbiamo intervistato il trio a modo nostro, cinque domande per conoscere “Labirinti”, Milano… senza dimenticare le sneakers.
Come vi siete conosciuti, dove nasce la vostra amicizia e collaborazione?
Ci siamo conosciuti attraverso intrecci di band e progetti vari nella scena musicale milanese. Ci siamo subito trovati bene insieme, prima umanamente e poi musicalmente. Milano Shanghai è il primo progetto che ci vede collaborare insieme in qualcosa di totalmente nostro.
Quale formazione musicale avete, quali ascolti hanno influenzato il vostro EP? Tra l’altro fuori per Irma Records, una label blasonata… com’è avvenuto il contatto?
Veniamo tutti da contesti musicali differenti: chi dalla black music, chi dall’indie e dall’elettronica. Abbiamo deciso di fondere tutte le nostre influenze per creare una musica ibrida, non etichettabile. E’ questo il filone artistico che più seguiamo. All’estero la scena londinese di breakbeat e nuovo jazz, e quella berlinese di elettronica più sperimentale. In Italia, sicuramente artisti interessanti come Coma Cose e Cosmo, ci hanno spinto ad aggiungere una voce in italiano alle nostre produzioni. Tuttavia, siamo sempre stati affascinati dall’ hip hop made in Italy, soprattutto quello degli anni 90. Proprio per questo siamo fierissimi di essere parte della famiglia Irma Records, etichetta che da tanti anni è in prima linea a spingere novità e azzardare un passo nel buio, sfidando le tendenze. Una mail, una risposta e noi gasatissimi.
Raccontateci anche come tecnicamente avete realizzato le tracce, quale strumentazione, chi scrive i testi, chi invece si occupa più della parte elettronica
Le tracce arrivano dalla camera del nostro fondatore Pietro Gregori, il quale aveva delle demo casalinghe, di cui sono restati intatti i testi e gli arrangiamenti ritmici. Poco tempo dopo eravamo già in studio a capire come sviluppare e condire il tutto al meglio delle nostre possibilità. Nino Doneda aggiunge il basso, e fornisce un groove roteante e stiloso per le ritmiche serrate che caratterizzano i brani. Elvis registra tutto, arrangia e aggiunge delle ulteriori stilosate elettroniche. LABIRINTI è un anno di lavoro prodotto in una casa di legno, tra fabbriche di ceramica, zanzare e tramonti.
Meglio Milano o il posto che sognate e dove voler essere, il più lontano possibile?
In questo momento storico è una domanda difficile, dato che non vediamo l’ora di ritornare a uscire fino a tardi nella nostra metropoli, al momento desolata e piegata in due. Ora come ora, sogniamo di essere da qualsiasi parte all’aperto, fuori dalle mura di casa.
Se siamo a Milano dove possiamo incontrarvi? Qual’è la vostra zona…dove siete di casa?
Abbiamo due quartieri generali. La brianza in una casupola di legno, dove proviamo, produciamo e sperimentiamo nuove cose. La chinatown milanese, dove ci raduniamo tra i labirinti che si snodano intorno a via Paolo Sarpi.
Sneakers preferite? Le pagine di Beat to be si riempiono anche di quello, è una domanda di rito per chi passa di qua, dateci un modello per ognuno di voi a cui vi siete affezionati.
Pietro :M2K Tekno. Gli anni 90 e le riproduzioni di quelle scarpe lo affascinano particolarmente.
Nino: Reebok Club. Versatili, eleganti all’occorrenza sufficientemente e casual per la vita quotidiana. Valide compagne di ogni situazione
Elvis: North face da trekking. Comode, con quel retrogusto da raver