Nata a Pisa nel 1992, ma svizzera di adozione Kety Fusco inizia a suonare l’Arpa all’età di 6 anni e poco dopo viene ammessa al Conservatorio di Lugano. Seguono nell’arco degli anni corsi, concorsi internazionali e importanti riconoscimenti, in questi anni Kety ha suonato come prima arpa con diverse orchestre, in Italia e in Svizzera. Gli anni del conservatorio, tuttavia, le hanno lasciato una traccia profonda: la musica l’ha portata ad un’estrema forma di autismo che lo psicologo stesso ha definito “autismo dell’arpa”. Con l’arpa elettrica nel gennaio 2018 ha composto la sua prima canzone “Floating Fragments”, una composizione unica nel suo genere, creata con arpa elettrica, loop machine, sintetizzatori, sub. E’ solo l’inizio: ad agosto 2018 Kety è stata invitata a suonare l’inno svizzero con la sua arpa elettrica alla 71° edizione del Locarno Film Festival, si esibisce nei suoi primi concerti dal vivo con il suo nuovo set elettronico e a settembre 2018 organizza il suo tour italiano, nel giugno 2019 parte per il tour europeo “Space Harp”.
Arriviamo al 2020, l’8 Maggio è uscito il suo album “Dazed”, è arrivato il momento di saperne qualcosa in più con qualche domanda a Kety.
Kety Fusco e l’arpa, una storia che comincia da bambina “Avevo sette anni e mi ricordo benissimo la scena di quando ero in quel paesino. Avevo visto per la prima volta l’arpa, ho avuto un colpo di fulmine. Poi ho iniziato a suonare e non ho mai più smesso”. Raccontaci un po’ le tappe di questo percorso, fino a “Dazed”.
Il mio percorso in realtà è stato molto monotono fino a due anni fa. Fin da bambina ho frequentato il conservatorio ed ho studiato tutto quello che c’era da sapere sull’arpa classica. Finito il percorso di studi “tradizionale”, mi sono accorta che non mi bastava più conoscere l’arpa e suonarla da arpa ed avevo bisogno di provare qualcosa musicalmente che non si limitasse più a suonare brani già scritti. Il desiderio mi ha portata a procurarmi la mia prima arpa elettrica ed ho cosi scoperto il mio secondo universo. Ho intrapreso una sperimentazione di ricerca sonora, ed ho cercato di disimparare tutto quello che avevo studiato prima. Il mio obiettivo ero di scrivere musica con l’arpa non suonandola come un’arpa. La transizione da “arpista classica, che studia 8 ore al giorno e sa suonare un repertorio di circa 6 ore” a “cerco un’altro modo di suonare l’arpa e disturbo il suono con frequenze basse di elettronica digitale” è stata la mia lotta per uscire da un percorso pericoloso. DAZED racconta ogni mia sensazione che ho vissuto e che vivo tutt’ora.
Quanto era fondamentale per te fare questo album ? Cosa intendi quando dici che “E questo disco è per me qualcosa che fino a due anni fa era impensabile”
Fino a due anni fa conoscevo solo la musica per come mi era stata insegnata e per come io avevo bisogno di rappresentarla per la mia esistenza. Quindi semplicemente suonavo ed interpretavo brani classici. Vivevo molto tranquillamente pensando che la mia giornata fosse solo mangiare, suonare e dormire. Con DAZED ho cercato di vivere una nuova sensazione con la musica, mi sono completamente lasciata andare al mio istinto e alla mia voglia di superare un momento difficile.
Ora che sei “la regina dell’arpa elettrica” cosa ti aspetti e quali progetti hai per i futuro. Ovviamente pensando anche alla fine di questo periodo dove tutta la musica live si è fermata.
Il mio futuro è lo stesso del passato, suonare l’arpa, ma con una diversa attitudine. Ho iniziato adesso questo percorso musicale, chiamiamolo “di ricerca”. I live sono la parte fondamentale del mio progetto, poiché è musica da vivere con il corpo, non solo con le cuffiette. Un’arpa deve essere vista, e vorrei che facesse a tutti lo stesso effetto che ha fatto a me. Voglio anche collaborare con musicisti, perchè per me è fondamentale per costruire una mia identità artistica.
Domanda un po’ di rito visto il momento: come hai impegnato il tempo durante il lockdown ?… oltre all’arpa.
In realtà non ho praticamente quasi mai suonato l’arpa. Ho comprato una bici elettrica e un drone e durante il mio lockdown sono andata a vivere a 2088 metri nella mia roulotte. Mi sono divertita, nella più totale solitudine.
Sappiamo che la musica classica è stata tra i tuoi ascolti, mentre quali sono gli artisti che preferisci tra la musica contemporanea. La collaborazione con Clap! Clap! com’è nata.
Tra la musica contemporanea posso dirti alcuni dei brani che hanno ispirato il mio disco e consiglierei: Gosh di Jamie xx, Ma bea khire di Nas El Hal ( Ammar 808 Remix ), Barcarolle di Lubmyr Melnyk, Flume di Jewel, Territory dei The Blaze. Con Clap!Clap! ci siamo conosciuti in internet, lui mi ha contattata per lavorare ad un suo brano, mi piace molto il suo stile ed ho scoperto un fantastico musicista. Cosi ho proposto anche io a lui di lavorare ad un mio pezzo ed è nato Dive.
Ultima curiosità: qual’è l’artista (cantante, cantautore, musicista in generale) con cui vorresti fare il prossimo pezzo.
Ho recentemente scoperto una ragazza che potrebbe ancora di più appagare il mio desiderio di rivoluzionare il mondo sonoro dell’arpa. Lei si chiama Caterina Barbieri, e vorrei capire se funzioniamo insieme.