Sono passati nove anni dall’ultimo album dei De La Soul e due dalla morte di Trugoy the Dove. Già questo basterebbe per caricare di aspettative Cabin in the Sky, fuori oggi per Mass Appeal, primo disco senza uno dei tre pilastri del gruppo. Un disco che parla di morte, ma suona vivo, colorato, pieno di piccoli momenti di gioia: è il modo che hanno Posdnuos e Maseo di fare i conti col lutto senza trasformarsi nel memoriale serio e pesante che tutti ci saremmo aspettati. La voce di Giancarlo Esposito apre l’album per poi imbattersi in brani come “YUHDONTSTOP”, “Will Be” e “Cruel Summers Bring FIRE LIFE!!” con beat morbidi, sapore ’90s, ritornelli che ti rimangono in testa e quel modo unico di far convivere leggerezza e malinconia nella stessa strofa. Ci sono poi le collaborazioni che sono a dir poco impressionanti: Nas, Common, Black Thought, Killer Mike, Q-Tip, Slick Rick, più la voce di Yukimi Nagano (Little Dragon). Ai beat ci sono DJ Premier, Pete Rock, Supa Dave West che costruiscono un suono pieno, caldo, tutto campioni soul, fiati, chitarre e batteria che picchia ma non ti massacra le orecchie. È boom bap, sì, ma non “faccio il ’95 in cosplay”: è un “come suonerebbe oggi quella roba lì se non si fosse mai fermata”. La title track “Cabin in the Sky” è il momento in cui ti si stringe un po’ la gola: è saluto, tributo e promessa che la storia dei De La Soul non finisce qui. È un disco che ti fa venire voglia di rimettere mano a tutta la discografia dei De La Soul, ed è un piacere sentirli ancora così giocosi e umani.

