Urbanistica Tattica

La cultura si fa in piazza

by Francesca Rossi Minelli

Sfilata di Moncler, Piazza Duomo, Milano

Piazza, dal latino plàtea.
Una derivazione interessante, visto che oggi il termine platea (o plateale) lo utilizziamo in riferimento ad un atto teatrale o scenico. In effetti la pizza, urbanisticamente parlando, può essere il luogo teatrale per eccellenza. Usato fin dai tempi del Medioevo come luogo dove inscenare spettacoli teatrali, rimane oggi luogo cardine in ogni contesto sociale e di vita, centro cittadino ma soprattutto centro della comunicazione umana.

La piazza, vista la sua etimologia, non è mai stato un luogo freddo e passivo ma uno spazio nato per essere vissuto, destinato al pubblico e alla scena. Uno spazio urbano dove vi è un consumo di tempo collettivo,  una caratteristica omogenea in tutta la nostra penisola, percorrendola da nord a sud. Certo, forse al sud è rimasto più forte il tradizionale uso “dell’incontro in piazza”, ma un tempo era così anche nelle regioni settentrionali.

Le piazze sono diventano oggi i luoghi più iconici di una città, mete di grande turismo e immagini simbolo per identificarle: Piazza Duomo a Milano, Piazza S. Marco a Venezia, Piazza del Popolo a Roma e così via!
Se pensiamo a questi “grandi nomi”, nel nuovo secolo, la funzione comunicativa delle piazze ha perso la sua tradizionale ed autentica vocazione. C’è una vera e propria perdita quotidiana della visione collettiva ed unificante della piazza, per far spazio ad un fenomeno di parcellizzazione e frammentazione delle funzioni che ora si possono svolgere al suo interno: troviamo negozi, junk food, librerie, bar, ristoranti etc…
In origine era un luogo di incontra tra le diverse generazione, tra il “basso e l’alto” ceto, tra diverse ideologie e pensieri. Una fucina di ricordi ed esperienze di vita.

Roberto Bolle, Piazza Duomo, Milano

Oggi però la piazza rimane ancora la regina indiscussa dei grandi eventi; se si pensa ad una grande ricorrenza in una città o in un paese dove vi è necessita di coinvolgere attivamente i cittadini, questo viene fatto in piazza. Pensiamo ai comizi politici,  i grandi concerti, Moncler che sfila sotto la grazia della madonnina milanese, o all’eleganza dei gesti che ha regalato Roberto Bolle, in una sua lezione aperta pochi mesi fa (Piazza Duomo, Milano).

Lo so che qualcuno si starà chiedendo… Perché tutto questo fascino per la piazza?
Non so, forse la sua forma, la forma del cerchio, dell’unione, del gruppo. Spiritualmente il cerchio è il luogo dove si concentrano tutte le energie materiali e spirituali, il principio da cui tutto trae origine; un luogo che per la sua struttura urbanistica permette di fare attivazione dal basso.

Il Sole e i segni dello zodiaco in un manoscritto rinascimentale

Molti sono i progetti di rigenerazione culturale che hanno come focus il coinvolgimento delle piazze, e credo che, come cittadini di una comunità, noi abbiamo bisogno di riprenderci questi luoghi in maniera attiva e fisica, abbandonando quella che oggi, per il suo uso, viene definita la piazza virtuale.
Secondo Rosanna Santonocito le piazze, oggi, vengono viste come “luogo d’incontro e scambio a disposizione degli utenti e della rete telematica”, un luogo  pragmatico e poco emotivo.

Credo dunque che abbiamo bisogno di lavorare in questo spazio fisico per realizzare progetti che servono a renderlo più abitabile ed ampliarne le sue pratiche d’uso.
L’urbanistica diventa una questione di tutti, un problema e un diritto. Il diritto alla città, alla possibilità, per tutti, di poter fruire dei beni del territorio urbano e di di poter partecipare alle decisioni sulle sue trasformazioni.

Storicamente nelle piazze prendevano vita emozioni, speranze, rivolte, e oggi?
Vi lascio con questo quesito aperto, su cui ancora sto riflettendo, però apro l’ultima parentesi, che forse può aiutarci a risolvere la domanda ancora in sospeso.

Serena Confalonieri-Quadra Piazze Aperte-Comune di Milano
Ph Alice-Mantovani

Negli ultimi anni si è parlato molto di “Urbanistica tattica”, ovvero un approccio basato sull’idea che basta poco per cambiare una piazza o una strada ( in termini di costi e di tempo) attraverso differenti azioni svolte spesso dai cittadini stessi o dalle amministrazioni locali.

Dato che molti spazi pubblici sono attraversati, o occupati, dalle auto, l’urbanistica tattica prevede soluzioni creative per far sì che le persone possano attraversarli meglio, non solo in auto, ma incita a soffermarsi, a leggere, a chiacchierare, lavorare o bere qualcosa.

Piazza Dergano, dopo i lavori di riqualificazione
(Comune di Milano)

Si cerca dunque di usare la “rimodulazione dello spazio” per creare quelle che vengono chiamare “isole di socialità”, dove si prova a riappropriarsi dello spazio pubblico attraverso l’arte.
Sono svariati i progetti che negli ultimi anni hanno preso vita seguendo questa direzione, voi ne avete mai visto uno?

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