“Pare che molte persone siano convinte che io sia stato l’iniziatore, ma il rock ‘n’ roll esisteva già molto prima del mio arrivo. Nessuno può cantare quella musica meglio degli afroamericani. Siamo sinceri: io non riesco a cantare come Fats Domino. Ne sono conscio. Ma mi è sempre piaciuto questo genere musicale.”
Così si espresse Elvis Presley intervistato agli esordi della sua carriera dalla rivista Jet. Anche il re del rock ‘n’ roll quindi fu ispirato e riconobbe il talento di Antoine Dominique Domino, in arte Fats Domino, scomparso pochi giorni fa all’età di novant’anni. Proveniente dalla scuola blues con influenze boogie woogie e lanciato dal produttore Dave Bartholomew, Fats Domino fu uno dei pionieri del rock ‘n’ roll e l’artista afroamericano a vendere più dischi in assoluto negli anni ’50 e nei primi anni ’60, superando addirittura un talento strepitoso come Chuck Berry. Quindi perché la sua morte è passata quasi inosservata da parte della maggioranza dei media? Questo perché Fats Domino non era sicuramente la tipica rockstar: il suo carattere gentile e pacato non lo rendeva un ribelle e la sua stazza (da cui deriva il suo nome d’arte) non lo aiutò certo ad essere un personaggio glamour come un Elvis o un Little Richard. Ma a lui non importava, l’amore per la musica era un cosa di famiglia (suo padre era un apprezzato violinista) e la fama era solamente un qualcosa in più a cui non ambiva in modo particolare. Domino fu una delle voci più celebri di New Orleans, sua città natale, che partire dagli anni ’80 decise di non abbandonare mai più, non amando molto viaggiare e avendo accumulato un’ottima rendita dai suoi successi. Non abbandonò la sua casa nel quartiere operaio di Lower 9th Ward (anche a causa della moglie malata) neanche durante l’arrivò del terribile uragano Katrina, ma a causa del grave allagamento fu costretto a spostarsi per un breve periodo in un’altra dimora. Se i pezzi che lo portarono al grande successo furono Ain’t That A Shame (1955) e Blueberry Hill (1956), il suo brano più rivoluzionario rimane la sua primissima incisione, The Fat Man. Spesso citata come la prima canzone rock ‘n’ roll, venne registrata nel 1949 per la Imperial Records ed inserita come b-side del brano Detroit City Blues, un pezzo blues non particolarmente brillante. La matrice d’allumio del disco venne smarrita per più di cinquant’anni e fu ritrovata in pessime condizioni; la registrazione del brano che possiamo ascoltare oggi proviene dalle copie su vinile 78 giri, conservate in maniera quasi ottimale. In The Fat Man si può apprezzare per la prima volta il suo fenomenale talento al pianoforte contraddistinto da un ritmo costante di ispirazione dixieland (jazz tradizionale) e un ritornello caratterizzato da un falsetto onomatopeico che ricorda le tromba utilizzata sempre nelle orchestre dixieland. Nel testo Fats Domino si cala nel ruolo del “gradasso” ironizzando sulla sua obesità con simpatica spavalderia, sostenendo che nonostante lo chiamino “fat man” tutte le ragazze lo desiderano perché è uno che “ci sa fare”. Un testo semplice ma intriso di ironia e sensualità che anticipa l’imminente rivoluzione del rock ‘n’ roll. Il successo commerciale di Domino finì nel 1964 con la british invasion e il conseguente cambiamento dei gusti da parte del pubblico. Riuscì a tornare per l’ultima volta nelle classifiche con un cover di Lady Madonna, brano che i Beatles avevano composto lo stesso anno ispirandosi proprio al suo stile. In un’intervista Paul McCartney affermò infatti: “Lady Madonna è venuta fuori sedendomi al piano, mentre provavo a comporre qualcosa che assomigliasse a un “blues boogie-woogie”. Mi ricordai alcuni brani di Fats Domino per una serie di motivi, così incominciai a canticchiarla sotto questa influenza”. Fats Domino continuò comunque ad incidere brani e ad esibirsi fino all’età di ottant’anni, abbandonando le scene solamente quando le sue condizioni di salute non gli permisero più di ottenere delle buone performance.