MOIC: BANANE CHE VOLANO

by OTTN

Oggi non ti parlerò di nessuna artista in particolare, ma di un mondo: un mondo fantastico, irreale, e surreale. Voglio farti conoscere, sperando che tu non lo conosca già, un museo decisamente fuori dagli schemi: il “Museum of Ice cream” (MOIC) inaugurato 3 anni fa a San Francisco (la città dove tutto è possibile). Credo che questo sia il tipico fenomeno il cui successo sfugge dalle mani anche aglli stessi suoi creatori!

Più che un museo questo è un sogno febbrile, come se fosse la fabbrica di cioccolato nell’età di Instagram; il sogno di chiunque, non solo dei bambini, che è riuscito ad attrarre visitatori da ogni parte del mondo. Tantissime le celebrità che lo hanno visitato rendendolo sempre più virale, tra le prime Katy Perry, Beyonce, e le Kardashian. Lo spazio non è troppo grande, ma ad oggi è un must-go tipico californiano. Grotte di caramelle, piscine arcobaleno, gelati in formato gigante… Un paradiso colorato, adattissimo per quella che fino a pochi mesi fa era l’estetica social per eccellenza e che ora (così dicono) sta cambiando per lasciare spazio all’autenticità.

 

 

Il  termine “museo” in questo caso è sinonimo di “installazione esperienziale“. Il museo diventa un luogo che cerca di riunire le persone sotto un amore o un’esperienza comune: il gelato, appunto. Beh pensa, il gelato non ha religione, razza, sesso o limite: è felicità pura, creatività, immaginazione, nostalgia, è memoria e le sue relazioni. É un simbolo universale che trasmette serenità, e rompe le barriere per sciogliersi in ogni luogo della tua immaginazione.
La missione del MOIC è proprio quella di creare un’esperienza accattivante attraverso scenografie che cambiano costantemente e caratterizzano ogni stanza.
Lo spettatore è chiamato a partecipare attivamente durante tutta la visita: può assaggiare cotone aromatizzato alla ciliegia, può scrivere delle frasi sul muro, può a farsi selfie mozzafiato tra caramelle sovradiemensioante… è un vero e proprio trip (tra l’altro in California l’erba è legale) di entusiasmo!
Ora ti racconto l’esperienza:
L’esperienza inizia già fuori dal museo,dove sei accolto da giovani ragazzi super hype  ( rigorosamente vestiti di rosa) che ti dividono in gruppi da 10 ( ogni gruppo sceglie un proprio nome) con i quali seguirai tutta la visita. Ogni stanza ha un tema e all’interno troverai un’assaggio volta per volta diverso ( gelato, caramelle, liquirizia…) e un “Opera d’arte” che rimanda al tema, un gummy bear gigante, delle banane appese al soffitto, dei coni gelato, i ghiaccioli etc… In ogni ambiente puoi starci un massimo di 5 minuti nei quali devi cercare di  goderti al massimo il momento, fare la foto migliore che tu possa aver mai fatto nella tua vita e, ovviamente, assaggiare le delizie che ti propongono. L’ordine in cui visiti le stanze è sicuramente strategico, in modo che il climax di aspettative cresca sempre di più, protagonista dell’ultima stanza non poteva che essere la piscina super instagrammabile di caramelle nella quale puoi fisicamente  tuffarti.

 

 

Quello che sarebbe dovuto essere semplicemente un pop-up estivo di soli 45 giorni, si è trasformato in un fenomeno culturale spumeggiante, una nuova forma estetica, magica e onirica.
Assurdo pensare che la mostra inaugurata a San Francisco nel 2017, visibile ancora oggi, ha fatto sold-out dei primi biglietti in soli 18 minuti, non credi? Per un totale di oltre 500.000 in tre anni.
Tu saresti disposto ad acquistare un biglietto da 38$ per cercare di fare lo scatto migliore da postare sul tuo account instagram?
Credo che valga la pena accennarti qualcosa sulla fondatrice, Maryellis Bunn, una ragazza che ammiro molto perché a soli 27 anni è riuscita a creare un’icona, e farsi strada nel mondo dell’arte, con i suoi termini e condizioni, tanto da essere inserita nel 2018 su Forbes 30 under 30.

Maryellis Bunn, founder and CEO of Museum of Ice Cream

Maryellis ama vivere il più vicino possibile al futuro; è costantemente alla ricerca di quelle connessioni inaspettate che hanno il potere di cambiare le nostre aspettative e consentire nuove idee, per le persone e gli affari. Credo sia una donna da cui prendere ispirazione, con idee sempre nuove e all’avanguardia come quella che ha  recentemente introdotto all’interno del MOIC: la possibilità ai visitatori di depositare fuori dalle porte del museo i loro telefoni cellulare. Un concetto paradossale visto che gran parte del successo del museo avviene sui social e sulla ricondivisione dell’esperienza da pare dei visitatori. Ma che sprona alla condivisione autentica e reale, per enfatizzare un concetto che va oltre i social… l’amicizia!

 

Ad oggi, l’obbiettivo è cercare di capire se l’esperienza che offre il museo è tale da far dimenticare il telefono.
Beh, tu, durante le tue serate migliori con i tuoi amici stai al telefono? Sì, magari una storia su instagram la fai, ma se stai davvero bene, pensi al telefono? Ecco, questo è il messaggio che il team del MOIC sta mandando ultimamente. Sicuramente un’idea ambiziosa e fuori dagli schemi, ma NEEDED (come direbbero in america!).

 

 

Questa tipologia di format, di museo pop-up, è oramai molto in voga in America, hai mai sentito parlare del Museo della pizza? Anche quello nasce con le stesse idee…
Cosa ne pensi di questi musei? Credi che in Italia un museo del genere possa avere successo? Forse chiamarlo museo scredita il significato di questa parola? O semplicemente è una modalità diversa di intendere un’esperienza?
Mercoledì’ il filo rosa continuerà con un’artista che ammiro molto! Stay Tuned.
Francesca Rossi,
@OTTNProjects
#BrilloBlog
P.s. La nostra prima #Prevista si è conclusa al meglio, abbiamo iniziato le prime registrazione del nostro canale podcast e… beh, rimanete aggiornati su quello che stiamo organizzando sulla nostra pagina Instagram.

 

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