“MELLOW YELLOW”, DONOVAN, 1966

by Lorenzo Del Canale

12 Marzo 1965: nello show musicale Ready, Steady, Go! sul canale britannico IDV, rivale del più noto  Top Of The Pops sulla BBC, fa il suo esordio lo sconosciuto cantautore scozzese Donovan Leitch. Voce fanciullesca, armonica, giubbotto di jeans e cappello, imbraccia una chitarra acustica con la scritta “this machine kills” alla maniera di Woody Guthrie e si esibisce in un’onirica ballata folk dal titolo Catch The Wind. Non fa in tempo a finire l’esibizione che il mondo della musica è gia in fermento: la Gran Bretagna ha trovato la sua risposta a Bob Dylan. E in effetti le influenze musicali e letterarie di Donovan sono molto simili a quelle del cantautore americano; è facile trovare in entrambi qualcosa di Ramblin’ Jack Elliott, del sopraccitato Woody Guthrie e, dal punto di vista letterario, di Allen Ginsberg e Jack Kerouac. Tuttavia la figura di cantautore folk dallo stile “dylaniano” comincia a stargli stretta e dopo i primi due album se ne allontana: la causa principale è sicuramente la sua prima tournée negli USA nel 1966 nella quale entra in contatto con il Flower Power (la Summer of Love californiana è alle porte), filosofia che abbraccia appieno nei suoi valori più positivi e anche nelle sonorità frequentando i miti della scena come i Grateful Dead e i Jefferson Airplane. Da folksinger romantico e di protesta diventa cantore del magico e variopinto mondo della psichedelia, influenzato anche dalle prime suggestioni orientali. Canzoni come Sunshine Superman, Mellow Yellow, l’esplicita The Trip e The Fat Angel (dedicata ai Jefferson Airplane e da loro eseguita spesso in concerto) suscitano scandalo per i testi che alludono alle esperienze con la droga, ma ottengono anche grande successo. Con la filastrocca psichedelica Mellow Yellow, uscita come singolo negli USA nell’ottobre del 1966 e in Inghilterra nel febbraio del 1967, Donovan riesce a mescolare in nemmeno quattro minuti tutto il suo universo musicale: beat, folk, psych rock e qualche venatura jazz. Il tutto impreziosito da un testo fiabesco e ambiguo quasi impossibile da decifrare che ricorda le fiabe di Lewis Carroll, il noto autore di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Secondo alcuni critici la canzone nasconde un riferimento alla bizzarra usanza di fumare la buccia di banana secca, ai tempi ritenuta allucinogena; lo stesso Donovan tuttavia smentirà questa teoria in un’intervista rilasciata al New Musical Express, in cui spiegherà anche il messaggio recondito del brano. Il cantautore infatti, attraverso un tripudio di allegorie, invita l’ascoltatore a liberare la mente e a vivere leggero e rilassato, in piena filosofia hippy. La misteriosa electrical banana invece non è altro che un vibratore, chiaro riferimento alla rivoluzione sessuale strettamente collegata al Flower Power. Il ritmo di Mellow Yellow è sbilenco e il cantato di Donovan è più suadente rispetto alle altre canzoni incise in precedenza. Il brano raggiunge l’ottava posizione nella classifica dei singoli inglesi e addirittura il secondo posto negli USA. In sottofondo, dal secondo minuto della canzone, si possono udire le urla di gioia di Paul McCartney: il membro dei Beatles aveva suonato infatti in alcuni brani dell’omonimo album Mellow Yellow e a sua volta Donovan aveva contributo alla realizzazione di Yellow Submarine della band di Liverpool. Donovan e non solo McCartney, ma anche gli altri tre membri dei Beatles, sono legati da un rapporto di amicizia e stima reciproca; nel 1967 compie con loro un pellegrinaggio in India per seguire la dottrina del guru indiano Maharishi Mahesh, fondatore della tecnica della meditazione trascendentale. Fanno parte del gruppo anche l’attrice Mia Farrow, Mike Love dei Beach Boys e vari giornalisti. In seguito George Harrison confesserà che dietro a tutto il White Album c’è la figura di Donovan. Con il crollo della cultura hippy il mondo si dimenticherà presto del fanciullo psichedelico scozzese e ci vorranno parecchi anni prima che la sua splendida musica venga riscoperta.

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