Mi ero promessa che in questa rubrica avremmo dato spazio al territorio italiano, per conoscerlo più a fondo e per apprezzarlo maggiormente. Ma oggi vorrei fare uno sgarro, e presentarvi un evento molto significante, in linea con quello che stiamo trattando.
Abbiamo già accennato più volte a Manifesta, la mostra biennale di arte contemporanea itinerante ( nel 2018 ha fatto tappa anche in Italia, a Palermo), famosa in tutto il mondo e, per il 2022, Manifesta 14 ha scelto Pristina in Kosovo come nuova location (e ci rimarrà fino al 30 ottobre).
Questa edizione è molto interessante in quanto la vera e propria missione di questa edizione, secondo la direttrice Hedwig Fijen – è quella di agire come un’agenzia per la rigenerazione urbana.
Pristina è una città con ingenti problematica sociali, ambientali e legati alle infrastrutture: inquinamento, recupero degli spazi adibiti al pubblico difficoltà legate alla mobilità sono diventati motivo e volontà di agire. Manifesta 14 si è dunque posta con un’occhio estremamente innovativo: cercare di capire come, attraverso un’evento incentrato sulla diffusione dell’arte contemporanea e degli artisti, si sarebbe potuto avere un risvolto positivo.

Sister Flats, 2022. © Alicja Rogalska. Photo © Manifesta 14 Prishtina | Ivan Erofeev
Un lavoro intenso, una co-progettazione molto sentita grazie al supporto continuo delle istituzioni che hanno creduto in questi evento, nella sua portata e hanno avuto fiducia nella forza culturale dell’arte. Si è così dato vita ad un nuovo approccio che ha posto al centro il pensiero e la visione dei cittadini per realizzare la rigenerazione urbana attraverso il recupero degli edifici abbandonati.
Una vera e propria sfida che ha visto coinvolti un team internazionale e due creativi che hanno supportato, a livello architettonico/urbanistico e creativo il progetto: Carlo Ratti e Catherine Nichols.
Arte, architettura, cittadinanza ed impegno civile uniti per cercare di contribuire allo sviluppo a lungo termine di una città, una necessità che si è sviluppata durante Manifesta 14 ma che, da ora in poi, diventerà uno dei pilastri cardine del loro agire.
Interessante diventa, in questo senso, anche la scelta degli artisti: non più prettamente mondiali ma strettamente locali. Dei 102 artisti presenti 40 sono di origine kosovara e 26 provengono dai Balcani occidentali, il resto da altre aree geografiche. E non solo gli artisti ma anche le location coinvolte a livello espositivo erano tutte strategicamente pensate. Un progetto di vera e propria inlusione, che ha coinvolgo le istituzioni pubbliche, gli artisti, gli intellettuali e le istituzioni locali che divulgano cultura come: Foundation 17 e Sekhmet Institute.

@manifesta14
Ovviamente tutti questi interventi hanno anche un solido budget, facciamo due conti!
Dei circa 5 milioni di euro di budget per Pristina, 3,1 milioni sono destinati agli investimenti diretti in Kosovo, di cui un milione è stato destinato ai lavori degli artisti su commissione, 764mila euro ai progetti urbani e, tra questi, la ristrutturazione della biblioteca Hivzi Sulejmani, oggi Centre for Narrative Practice, un piccolo centro culturale ed educativo.
Le rimanenti risorse sono state indirizzate ai salari dello staff (850mila euro, circa 53 dipendenti sono a tempo pieno e altri 200 ragazzi fanno parte dello staff che accoglie i visitatori in tutte le sedi della manifestazione), infine altri 250mila euro per la comunicazione e 183mila per altri interventi.
Alla fine della manifestazione le attese indicano un’affluenza che dovrebbe essere compresa tra 122 e 147mila visitatori ma i numeri precisi saranno comunicati a fine ottobre. Nella prima settimana di settembre le 25 sedi di Manifesta 14 sono state visitate da oltre 70.000 persone.
Tra gli interventi che vogliono trasformare Pristina al di là dei 100 giorni di durata della Biennale vi è il Green Corridor, un percorso pedonale di 1,3 km con panchine dal colore giallo e aree verdi realizzate lungo i binari della ferrovia dismessa, realizzato dallo studio torinese Carlo Ratti Associati che ha condotto uno studio urbano in qualità di “mediatore architettonico”, il termine che Manifesta preferisce rispetto a quello di curatori.

Green Corridor, Manifesta 14
Trovo sia incredibile che un’organizzazione prettamente culturale possa aver portato questi cambiamenti, che magari al nostro occhio possono essere piccoli o minimi, ma in paesi come il Kosovo diventano cambiamenti sociali estremamente rilevanti.
Manifesta vuole aprirsi ad un dialogo continuo e sempre più forte tra arte e comunità cercando di mostrare i potenziali e le caratteristiche tipiche di un territorio.
Mi auguro e spero vivamente che questo possa essere un modello scalabile e di grande efficacia e che ne venga compresa la forte rilevanza sociale, culturale e politica.