
@pietrolonoce
Dopo un pausa estiva, Diaframma torna, come sempre, ogni mercoledì per parlavi di storie, di racconti, di cultura, di persone, di entusiasmo e di grande forza di volontà.
Ho passato un pò di tempo in quella che De Martino chiama la “terra del rimorso”e, forse, dopo esserci stata, capisco un pò il perchè lui l’abbia definita così.
La tradizione, le storie, la sacralità, il rito e la festa diventano il pane quotidiano di eventi che si svolgono nelle piazze, nei centri di vita mondana. Non a caso la scelta tra “magia” e “razionalità” è uno dei grandi temi su cui si è fondata la società moderna.
Il questa terra il folklorismo religioso permea in ogni piccolo gesto di vita quotidiana del singolo individuo ma anche nella relazione con l’altro. Un materiale di studio e di ricerca a cielo aperto appartenente ad una “terra di nessuno”. Tradizioni lontane, nate forse per caso, per necessità o per trovare nuove via e altri mondi.
Una fascinazione continua.

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Che poi, se analizziamo il termine fascinazione, troviamo che questo descrive proprio una condizione psichica di inibizione e al tempo stesso di dominazione; il sentirsi agito da una forza che lascia senza marginalità l’autonomia dell’individuo.
Io mi sentivo così.
Affascinata, incredibilmente affascinata.
E osservavo.
Pensavo a quanto fosse assurdo e al tempo stesso forte quella sensazione che si creava attorno ad un momento, o al semplice suono di un tamburello.
Mi sono domandata spesso se quello che stavo provando era, in fondo, una forma d’arte.
Cosa cambiava da quella sensazione di stupore che posso percepire davanti a un dipinto o partecipando ad una perfomance?
Esattamente nulla, se non che lì era vita. Vita vissuta intrisa di una forma d’arte altissima, pura e genuina. Era come il mare, quando ti spettina i capelli.

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Negli ultimi anni sono nati molti progetti che hanno una grande attenzione a queste tematiche, un esempio è DOMUS.
DOMUS è una casa, in Salento, precisamente a Galatina, il paese in cui fino agli anni ’60 le donne “tarantate” andavano una volta all’anno a chiedere perdono a San Paolo.
Un progetto fondato dall’artista performativa Romina De Novellis, che propone una visione del territorio come quello che qui, a Diaframma, vogliamo dar voce! Il luogo e la terra diventano un costante processo di costruzione (e ricostruzione) delle relazioni tra gli individui e i loro spazi di vita, tra i gruppi e l’ambiente, tra gli esseri umani e i non umani.
DOMUS lavora a progetti che riescano ad attivare riflessioni trasversali e dialoghi internazionali su tematiche strettamente correlate alla geografia del Mediterraneo: identità di genere, ambiente e flussi migratori. Inoltre, Domus Artist Residency invita ricercatori, artisti e curatori a studiare il fenomeno del Tarantismo da una prospettiva contemporanea ed eco-femminista, proponendo una riscrittura universale della storia delle Tarantate, le quali furono in grado di opporsi ad un sistema patriarcale, fortemente radicato e capace di stigmatizzare valori e culture, attraverso un linguaggio del corpo sovversivo.
Non era un disordine psichico ma un “ordine simbolico culturalmente condiviso” in quello spazio considerato sacro e liturgico.

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La condivisione, la relazione ed il dialogo sono oggi tematiche, che forse diamo troppo per scontato? Sarà un caso che il collettivo curatoriale, Ruangrupa, in occasione di Documenta 15 abbia deciso si intitolare la nuova edizione con il termine “Lumbung”?
Piccola tips:
Lumbung è un termine indonesiano che si riferisce ad un granaio di riso ad uso collettivo. Ed ecco che torna, anche qui, il tema della collettività e della condivisione, abbracciato da uno degli eventi contemporanei più forti e di rilievo internazionale.
Una Documenta con un taglio curatoriale molto di impatto, determinato, con una grande attenzione al “fare”. Nel manuale di presentazione, troviamo un messaggio di intenti:
“L’arte è radicata nella nostra vita.
Invece di commissionare nuove opere d’arte, per Documenta 15 abbiamo voluto
mostrare i processi che le generano”.
Con questo pensiero, che Diaframma sposa e condivide, possiamo inaugurare la nuova stagione, una stagione che parte con un messaggio e una considerazione:
Se definiamo i luoghi come degli spazi in grado di generare e condividere dei significati collettivamente accettati (come abbiamo visto sopra) dovremmo provare a renderci conto di quanto, se alimentiamo la loro nascita e la loro esistenza, andremo tutti a perseguire un interesse comune!

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Nella season 2 di Diaframma affronteremo anche tematiche più filosofiche, topic di discussione e di confronto e proveremo and andare oltre l’arte visiva, impareremo l’importanza di osservare e la necessità di trasformiamo gli spazi in luoghi di relazione.
P.S. Dove sono state scattate quelle immagini? Un luogo mistico, di cui vi racconterò presto!