
Artwork di Elettra Boselli ispirato alla copertina di “Take A Chance” dei Mr. Flagio.
L’italo disco è uno dei generi di musica elettronica che ha mantenuto più intatto nel tempo il proprio fascino e la sua schiera di cultori è più attiva che mai: da chi è pronto a sborsare centinaia di euro per un vinile raro a chi macina chilometri su chilometri per raggiungere una serata sui generis. A livello di produzione, il culto non é solamente mantenuto vivo dalle vecchie glorie, ma anche da dj e producer che gli anni ottanta non li hanno vissuti e ora inventano nuovi pezzi, dando linfa ai fasti del passato con suggestioni e strumentazioni moderne. Tra questi, rimanendo solo in Italia, possiamo annoverare Marcello Giordani, Daniel Monaco, Brioski, Francisco e Italoscillazioni, supportati da etichette come la Slow Motion Records e Bordello A Parigi e da manifestazioni come il Reverso Festival. Ma tornando al passato, cosa si intende per “italo disco”? Il termine fu coniato dal tedesco di origini polacche Bernhard Mikulski, capo della leggendaria etichetta tedesca ZYX Music. Egli decise di denominare in quel modo le tante produzioni di musica dance che arrivavano dall’Italia e, nel 1983, fece uscire pure una compilation con lo stesso nome. Italo disco quindi può essere considerato un termine ombrello che copre una moltitudine di brani molto diversi tra loro, spaziando da un Figli delle Stelle di Alan Sorrenti del 1979, fino ad arrivare alla fine degli anni ’80 con Ride On Time della Black Box. L’obiettivo della mia playlist Italodinamite è quello di muovermi su un terreno meno vasto, ma non per questo omogeneo, che può spaziare da successi di artisti da hit parade come Gazebo e Baltimora, a quelli più misteriosi e conosciuti solo dai cultori come Casco e gli Easy Going. Il tutto senza dimenticare gli artisti stranieri debitori dell’italo disco quali Fancy e Bobby O o i padri del genere come Giorgio Moroder e i fratelli La Bionda. In questi 80 brani troverete un compendio di ciò che significa italo disco nel senso stretto del termine e che viene definito perfettamente nel libro del 2014 Italo Disco Story di Francesco Cataldo Verrina come “una determinata tipologia di brani dance, capaci di coniugare una melodia facile, un cantato orecchiabile e ripetitivo, un suono futuristico, talvolta spaziale e arioso ed un ritmo regolare con forte propensione al ballabile, ricamato da semplici effetti creati con sintetizzatori, drum-machines e vocoder di prima generazione”. Molte di queste canzoni furono prodotte da storiche etichette indipendenti dell’epoca come Baby Records, Il Discotto, Discomagic, Radio Records, Panarecord, Videoradio e F1 Team. Ora è arrivato il momento di lasciare spazio alla musica, per farvi riscoprire il periodo più spensierato e meravigliosamente naïf della storia della disco elettronica. Siete pronti per un viaggio su un tappeto di sintetizzatori che parte dall’Italia e arriva in America, passando per l’Europa?