FARM CULTURAL PARK

La rigenerazione culturale è siciliana

by Francesca Rossi Minelli

@farmculturalpark

Questo è l’ultimo articolo della prima stagione di Diaframma, sono stati mesi intensi e, per chiudere in bellezza, l’altra sera ho pensato ad un posto di noi i non avrei potuto non parlarvi: Farm Cultural Park.

In realtà credo che molti di voi lo conoscano ma, per chi non ne sa nulla credo sia un spazio molto interessante con una storia altrettanto avvincente. 

Ci troviamo a Favara, in Sicilia, quando nel 2010 successe un tragico incidente: una palazzina del centro storico crollò e, a causa di quell’incidente persero la vita due bambine, una di 4 e l’altra di 14 anni. Da quel momento, esattamente 5 mesi dopo, la città di Favara si risvegliò con un sogno, il Farm Cultural Park con i suoi quattro padroni di casa: Florinda, Andrea, Carla e Viola.
Ad attendere gli ospiti sono 7 cortili totalmente rinnovati,  con mostre ed esposizioni che mai nessuno avrebbe immaginato di trovare lì.

Già da qui, dall’inizio del suo nascere, è evidente la missione che ha unito queste persone: promuovere una nuova identità per la città di Favara e tracciare una strada per il suo futuro.

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Il progetto negli anni si continuò a sviluppare sempre più, allargandosi a nuovi progetti e creando una rete di professionisti culturali siciliani. Pensate che nel 2012 ricevettero due inviti per la partecipazione alla 13esima Biennale di Venezia. Il primo per la partecipazione alla mostra “Architetture del Made in Italy” all’interno del Padiglione Italia curato da Luca Zevi e il secondo per la partecipazione alla rassegna “A Better World”, curata da Studio427 negli spazi della Serra dei Giardini. Il successo fu talmente eccitante che il blog britannico Purple Travel la inserì al 6° posto come meta per gli appassionati d’arte.

Insomma Farm Cultural Park è diventato in pochi anni un progetto di riqualificazione urbana, un modello da seguire e replicare, in sicilia si è parlato proprio di “esportare il modello Favara” composto da un centro culturale innovativo e incentrato sull’arte contemporanea. 

A Favara… ci interessa che davvero con arte e cultura si possano cambiare le cose
A. Bartolini.

Giustamente prima di replicare il modello di Farm a livello internazionale bisogna farlo comprendere ai paesi vicini e così venne lanciato il progetto Urban Farmer, ovvero un ciclo di incontri che portò a Farm Cultural Park persone da ogni parte dell’isola per vivere insieme dei momenti di scambio e per comprendere quali possono essere le strategie e le chiavi si sviluppò dei vari paesi siciliani sempre attraverso forme di rigenerazione urbana condivisa. 

@farmculturalpark

La loro storia e il loro sviluppo avrebbe da dedicare molti articoli, per questi vi lascio il link se vi va di approfondire. Ora vorrei spendere alcune parole su uno degli ultimi progetti “Countless Cities“ un progetto lanciato nel 2019 come prima mostra biennale di Farm Cultural Park, che coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che con diversi approcci e linguaggi ci raccontano non solo le Città ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali.

I tre temi principali della prima edizione sono state la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani.
La seconda edizione, avvenuta nel 2021, venne presentata con una riflessione che condivido con vuoi:
 “Le Città sono il luogo dove si gioca il presente e il futuro dell’umanità.
Giorno dopo giorno, in qualunque parte del mondo, manifestano complessità e disuguaglianze crescenti. Hanno un continuo urgente bisogno di essere reinventate.
Non esistono ricette miracolose, manuali da seguire meticolosamente e tutti riconoscono che l’approccio top-down ha fallito.
Le autorità pubbliche il più delle volte non riescono o faticano a trovare soluzioni a queste sfide.
Allo stesso tempo, un movimento globale di cittadinanza attiva sta ricercando, sperimentando e testando nuovi comportamenti, nuove attività e nuovi servizi per le proprie comunità di riferimento.
Il Design gioca un ruolo cruciale in questa nuova partita.
Come si fa a coinvolgere in un processo di lungo termine, il maggior numero di cittadini e le autorità pubbliche nel processo di valorizzazione del proprio quartiere?
In che modo si può facilitare l’emergere di nuove forme di leadership civica a servizio della Comunità?
Quali sono gli strumenti che possono facilitare sperimentazioni per la valorizzazione di spazi sotto-utilizzati o migliorare la qualità degli spazi pubblici?”

Queste sfide e queste tematiche, non poco rilevanti, sono state affrontate attraverso tre temi generali: Housing Diversity, Good Business e Parkifying the Future. Ovvero trattando l’espolorazione di varie tipologie dell’abitare individuale e plurale per persone con mezzi diversi e nelle diverse fasi della vita; la ricerca di tutti quei lavori e mestieri, con una riscoperta di quelli manuali che possano alimentare passione, territorialità e anche durevolezza e in particolar modo con attenzione al fenomeno dell’imprenditoria sociale impegnata a trovare soluzioni innovative per rispondere a sfide sociali, ambientali, economiche e culturale e le strategie per implementare processi di educazione al mondo vegetale, ri-costruendo un nuovo rapporto tra Persone e Piante e promuovendo la depavimentazione di porzioni di città, per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Un progetto di grande valore sociale, morale ed etico che tutti noi, in Italia, dovremmo conoscere. Perchè la cultura è questo.

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