
progetto Trace, canto degli alberi per salvare il pianeta
Dopo aver parlato del cammino come forma artistica e di redenzione, vorrei parlavi di come alcuni interventi ed azioni artistiche possano modificare la nostra percezione della natura.
Una percezione che ha iniziato a modificarsi con il Sierra club, il primo movimento ambientalista guidato da John Muir e fondato circa 130 anni fa.
A lui infatti si deve l’istituzione di numerose aree protette e un’idea di tutela della natura che ha influenzato profondamente il moderno concetto di conservazione e protezione dei luoghi selvaggi.
La sua capacità era quella di trovare gioia e meraviglia in ogni dettaglio della natura, anche il più piccolo e apparentemente superfluo, è uno dei tratti che rende così unico il Muir scienziato e poeta, per il quale la percezione diventa meditazione: ogni volta che l’occhio vede l’occhio la mente coglie la completezza e la perfezione di ogni “frammento dell’esistente”, come un tutto, compiuto ed eterno.
Dalla questi ideali è nato, in Italia, Orme, un progetto/evento che si svolge ogni anno nel mese di settembre, sui sentieri montuosi del trentino, precisamente a Fai della Paganella.
L’evento porta nella fitta boscaglia musica, sapori autentici, teatro e arte riuscendo a far scoprire la natura attraverso un approccio lento, responsabile, attento ed emotivo.
Il coinvolgimento, lontano dalla routine e dai ritmi serrati delle nostre vite lavorative, diventa più sensibile, più umano, trasformandosi in una vera e propria occasione culturale per riprendere controllo dei nostri spazi, del nostro rapporto con la natura e con l’altro.

Festival Orme
Il tema dei quest’anno era l’idea di rispetto che genera felicità. Una tematica molto interessante, visti i tempi che corrono ed un concetto denso di valore simbolico e metaforico. L’idea di rispetto presuppone già l’esistenza di un’altro essere vivente (e non perforza umano) a prescindere dalla sua natura corporea. Nel rispettare l’essere vivente riconosciamo una superiorità morale e sociale attraverso le nostre azioni e scelte; e questo ci permette di vivere in un modello sociale e culturale che genera valore e stabilità. Sensazione che rende noi felici.
Il festival ha, dal 2018, ospitato numerosi artisti, chef, musicisti etc… che hanno reso il palinsesto culturale ricco di esperienze culturali e artistiche importanti, riuscendo a coinvolgere cittadini di tutte le età con eventi completamente gratuiti.

Federico Ortica e Andrea Marchi, site specific installation, 2019
Nel 2019 Orme ospitò la performance di un’artista e sound designer italiano, Federico Ortica che fece gran clamore. Grazie alla collaborazione tra Ortica e Andrea Marchi (visual artist) per una sera il bosco si trasformò in un originale palcoscenico per un’inedita installazione sonora e luminosa multi-sensoriale.
Gli alberi diventarono lo strumento di diffusione con cui produrre una forma di comunicazione bioacustica.
Ricettori sensibili, antenne che captano le variazioni dell’ambiente circostante come l’umidità, l’acqua, la temperatura, la luce… Tutti fattori che influiscono sul suono. Ortica è riuscito a catturare il suono della pianta attraverso dei trasduttori applicati sul tronco e sui rami.Un’esperienza inedita e rara che ha aperto la seconda edizione del festival.
Il progetto però non fu inedito ma venne sperimentato nel 2018 a Città della Pieve in Umbria dove una foresta ospitò il progetto Trace (Tree monitorino to support climate adption and mitigation through Pefc certification) del premio nobel Riccardo Valentini. Uno studio scientifico internazionale che ha permesso di conoscere lo stato di salute degli alberi ma non solo, in quell’occasione l’intervento di Federico Ortica fu deciso ed estremamente innovativo perchè permise, per la prima volta, di creare una traccia sonora derivante proprio dagli alberi stessi.
Il progetto Trace e il sound di Ortica, sono stati dunque il risultato della relazione tra la ricerca scientifica applicata alla salvaguardia della natura e l’intuizione di trasformare gli alberi in strumenti musicali da far suonare.
Grazie a dei sensori applicati alle piante (il sistema “Tree Talker”, basato sull’Internet of Things), gli alberi hanno fornito in tempo reale informazioni sui parametri eco-fisiologici (dai flussi d’acqua alla crescita, dalla qualità del fogliame alla quantità di carbonio stoccata, e poi informazioni sulla salute e la mortalità per fattori umani e climatici). La foresta, per Federico Ortica, diventa il luogo dove le risonanze degli alberi, visti come generatori di onde acustiche, creano fasce sonore nello spazio e illusioni acustiche. Una volta registrato, il materiale sonoro primario è stato lavorato elettronicamente e integrato con suoni sintetici.

Federico Ortica e Andrea Marchi, site specific installation, 2019
Infine sono state realizzate delle installazioni audio e video che si basano sulla creazione di ambienti sonori che utilizzano materiali come acciaio e legno per la diffusione del suono, creando dei legami fra la risonanza dell’oggetto e il paesaggio naturale che lo circonda.
Il materiale esperenziale fu in grado di generare un grande impatto e un grand coinvolgimento, tante che diventò protagonista di una campagna che Listone Giordano (marchio di parquet) ha portato avanti in centinaia di sale cinematografiche italiane per sottolineare il connubio tra creatività e sostenibilità.
E tu, hai mai sentito cantare un’albero?