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Reduce dal festival più rilassante della mia carriera (La Casella 2019), ho potuto godere a bordo piscina, dei migliori DJ Set ambient ascoltati da qualche anno a questa parte. In particolare il DJ giapponese Masahiro Tetsuka aka MAA, proprietario di Hamon Radio, mi ha sfoderato album epocali, tra cui l’ellepi del 1986, Intaglio, a cura del bassista Motohiko Hamase. Dedito sia al contrabbasso, che al basso fretless, Mr Motohiko ha militato nelle migliori formazioni di Jazz nipponico, dal sestetto di Isao Suzuki, ai gruppi con Kazumi Watanabe, con uno stile personale in bilico tra Jaco Pastorius e Paul Jackson. Le sue opere come solista prendono il volo con l’album qui in oggetto, ma seguiranno altri cinque ottimi LP, sempre in bilico tra Jazz, Ambient e minimalismo.
Le sette tracce di ‘Intaglio’ sono un esplicito manifesto dello stile di Hamase, il quale si cimenta anche nella programmazione delle stesure elettroniche, sia con i sintetizzatori che con le eteree drum machines, coadiuvato dal suo braccio destro Toshio Kaji alle tastiere. ‘Circlet’, in apertura, ha un arrangiamento ricco di suoni che rimandano alla tradizione giapponese, con percussioni melodiche flauti ed archi, ma arricchiti dalle svisate di basso elettriche del Nostro. ‘Lung’, inizia con un loop di sassofoni, sottolineato da un rarefatto ritmo sintetico che rimanda inevitabilmente al buon Sakamoto, per poi immergersi dopo pochi minuti in un delizioso e soffice momento ambient. ‘Intaglio’, il pezzo che da il titolo all’opera, si sfoglia come un classico brano New Age di quel periodo storico, con arpe da sintetizzatori, e sprazzi di suoni dal mitico Fairlight, il tutto sempre sottolineato dagli svolazzi del fretless bass di Mr Motohiko. ‘Elan Vital’, è un bellissimo intreccio di marimbas, vibrafoni, e percussioni scaturite dai synth FM dei metà ottanta, arricchito dall’assolo nervoso e potente di basso. ‘Oiseaux Á La Pluie’, vi farà volare via. Quasi come un brano da una colonna sonora di un documentario, con arrangiamento e suoni per puro godimento.
‘Aborigine’ è il mio preferito, con un delicato ritmo serrato, che si fa strada tra accordi jazz puntati…una specie di proto drum and bass alla DJ Krust degli esordi, ma più etereo e intenso. La conclusione di ‘Symptom’ è nuovamente un piacere in musica, che, con minimalismo, tatto e grazia, intreccia il jazz con la scuola soundtrack più alta. Il giusto ascolto per accompagnare senza traumi il passare della stagione più calda, a quella dei primi maglioni e delle foglie cadenti.

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